Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - CINQUECENTINA 2 212
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Cinquecentina 2 212


Alberto da Padova, Evangeliorum quadragesimalium opus, Venezia, Ia. Pencio da Lecco, 1523, 158x105x55 mm
segnatura Cinq. 2 212
Stemma del cardinale Lorenzo Campegio.
Provenienza: Nicola Balestra; Daniele Fontana, Bergamo, 1582.
LE CINQUECENTINE 1973, p. 8.

Cinq. 2 212 piatto anteriore Cinq. 2 212 piatto posteriore

Legatura del secondo quarto del secolo XVI, non posteriore al 1582, eseguita nell'Italia settentrionale (Bologna?)

Marocchino marrone dal fiore scomparso e con una gora nera sul piatto anteriore, su assi, decorato a secco. Piatto anteriore staccato dal blocco dei fascicoli. Tre filetti concentrici. La cornice decorata a piastrella, raffigura un motivo a lira. Un fregio mammalucco con foglie trilobate alle estremità. Fregio aldino pieno a corolla stilizzata accantonato. Tracce di due fermagli: bindelle scomparse, residuano le contrograffe metalliche pentalobate zigrinate. Dorso a tre doppi nervi rilevati e ricamati, in pelle allumata, evidenziati da un filetto orizzontale in testa e al piede. Cuoio parzialmente scomparso in testa. Compartimenti provvisti di una coppia di filetti incrociati. Alette orizzontali di rinforzo cartacee. Capitello grezzo al piede. Carte di guardia posteriori. Rimbocchi rifilati con discreta cura; quelli laterali sono collocati sopra i rimbocchi di testa e di piede.

L'iscrizione al piede del frontespizio1 ("emptum B(o)gnonie anno 1582 per lib. imperiales duas … dimidia a me Daniele fontana Bergomata") testimonia la data di esecuzione "ad quem", il 1582, della legatura, anche se verosimilmente eseguita nel secondo quarto del Cinquecento. Il suo acquisto a Bologna non pare incompatibile con una sua origine locale: il motivo accantonato2 potrebbe orientare in questo senso. Da segnalare la cornice del frontespizio3, la cui foggia ricorda il fregio a lira4 sulla coperta. Anche il trifoglio stilizzato5 ricorda la sua veste di fonte iconografica per il decoro delle coperte. Le contrograffe testimoniano l'origine italiana del manufatto6: sono state curiosamente applicate non sul cuoio come avviene usualmente, ma ricavate all'interno del supporto ligneo e del materiale di copertura. Passata proprietà di Nicola Balestra7.


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segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
Segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
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segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
Segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
Cfr. DE MARINIS 1960, II, n. 1287, tav. CCXXII, A. Bocchi, Historiae, ms. sec. XVI, Bologna, Biblioteca Universitaria.
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segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
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segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
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segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
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Fregio noto fin dall'epoca carolingia (VIII-X secolo) e frequente nel periodo rinascimentale: in Francia, ove venne molto utilizzato, al naturale a tre lobi, azzurrato. Questo ferro fu a lungo ritenuto, assieme al "doppio tre quarti di cerchio", peculiare del legatore Claude de Picques (1553-1571): attualmente viene principalmente attribuito a Gommard Estienne, "Grand doreur" di Enrico ii di Francia, che fra il 1552 e il 1555 eseguì anche ventitrè legature per Grolier. Questi due ferri sono stati verosimilmente riutilizzati da Claude de Picques verso il 1559. Stilizzato, il trifoglio è un fregio caratteristico delle legature francesi prima dell'avvento dei fregi delle legature "à la fanfare": è stato utilizzato, oltre che da Claude de Picques, da diverse botteghe parigine tra cui quella di Jean Picard (1540-1547) legatore di Jean Grolier, dal "Pecking Crow binder" (1535-1550 ca.) e dall'Atelier de Fontainebleau (1544-1552). Compare di solito negli angoli delle cornici. Conobbe una discreta diffusione in Germania su legature di Jakob Krause (attivo a Dresda tra il 1566 e il 1585) e di Leonhard Ostertag che operò a Monaco di Baviera fino al 1591. Fregio ampiamente adottato in versione stilizzata sulle legature rinascimentali italiane, mentre sembra del tutto assente su quelle realizzate in Inghilterra e in Spagna.
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segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
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segnatura Cinq. 2 212, dettaglio
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