Legature storiche nella biblioteca "A. Mai" - SALONE R 6 26
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Salone R 6 26


Componimenti de' signori accademici eccitati per la Esaltazione alla Sacra Porpora di Sua Eminenza Giuseppe Alessandro Cardinale Furietti
Bergamo, 1760, appresso Pietro Lancellotti, 296x210x28 mm
segnatura Salone R 6 26

Legatura della seconda metà del secolo XVIII, eseguita a Bergamo

Marocchino rosso decorato in oro. Coppia di cornici, a rosette entro due foglie mosse la prima, a volute fogliate la seconda. Al centro, una cartella costituita da quattro fioroni entro gigli, foglie di acanto, ripetute negli angoli, e corolle stilizzati, garofani, pure presenti al centro dei compartimenti del dorso a cinque nervi rilevati. Capitelli grezzi azzurri, Labbri decorati con motivi fogliati stilizzati. Taglio concavo, dorato e picchiettato. Rimbocchi rifilati con discreta cura. Carte di guardia bianche e silografate policrome, a raffigurare motivi fogliati. Filigrana a forma di monogramma entro un cerchio sovrastato da uno stelo con un trifoglio stilizzato.

Il testo di carattere locale, suggerisce un'esecuzione bergamasca. Il decoro è di genere rococò, nome scherzoso derivato dal francese "rocaille" che significa "roccia", di cui lo stile rococò imita gli aspetti bizzarri e imprevedibili, sotto forma di modelli mossi e sinuosi. Stile alla moda dagli inizi e lungo gran parte del XVIII secolo in tutta Europa, caratterizzato da una decorazione ricca e multiforme: motivi curvi lavorati a forma di "C" o di "S", ovvero ispirati dalla flora (foglie di acanto stilizzate), dal mondo degli uccelli, dalla "ferronerie" d'arte, dalle cineserie con soggetti di gusto orientale. La decorazione rococò venne utilizzata soprattutto nei motivi delle cornici, o sotto forma di elementi isolati, talvolta a mosaico, variamente disposti nello specchio dei piatti. La presenza di carte silografate non è casuale: era infatti dettata da ragioni tecniche, per mascherare le macchie brune che apparivano sulle controguardie in corrispondenza di rimbocchi, incollature e altro. Inizialmente, soltanto le controguardie furono eseguite in carta decorata ma per eliminare l'eccessivo contrasto tra controguardia colorata e guardia bianca si passò in breve alla posa di ambedue le guardie in carta decorata. Questo per le legature di maggior pregio, mentre per le legature economiche continuava l'uso di fogli bianchi. L'impiego di carte decorate nelle legature rimase limitato alle guardie fino verso la fine del secolo XVIII. Le carte silografiche, come quelle proposte, sono quelle più conosciute e diffuse in Italia. Le matrici in legno di pero o di melo, incise a rilievo, misuravano in genere 30 x 40 cm; dapprima impresse a mano, in seguito con l'aiuto della pressa xilografica, richiedevano tante matrici quanti erano i colori della decorazione. Erano carte dagli schemi decorativi molto semplici, con fiorellini o disegni geometrici senza grandi effetti di colore, ispirati perlopiù agli ornati dei tessuti in seta, sovente monocromi in nero, seppia, giallo, blu, rosso mattone. Con l'espandersi del mercato, sorsero vere e proprie manifatture per la realizzazione di carte decorate di sempre maggior bellezza, utilizzate per le guardie o per brossure. Per ottenere due o più colori si applicarono differenti metodi: il più complesso e costoso consiste nell'usare più matrici sovrapposte, inchiostrate con diversi colori. Altri preferivano ritoccare a mano, con pennellate di colore disposte più o meno abilmente nei punti previsti, il fondo monocromo. Risultati tecnicamente più regolari, si ottenevano applicando una mascherina traforata come nella lavorazione del "pochoir". I più famosi stampatori furono i Remondini di Bassano del Grappa, attivi dal 1648 al 1860.


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