1. Notizie biografiche
Gabriele d'Annunzio è nato a Pescara il 12 marzo 1863. Dopo aver compiuto i primi studi a Pescara si iscrisse al Reale Collegio di Prato. La pubblicazione della sua prima pubblicazione è
Primo vere nel 1879, grazie alla quale iniziò a far parlare di sé. Nel 1881, completati gli studi, si trasferì a Roma, dove intrecciò fitti rapporti con alcuni intellettali che avevano importanti ruoli nel mondo dell'editoria, e grazie ai quali ebbe la possibilità di collaborare con alcuni giornali. Particolarmente intensa fu l'attività giornalistica di d'Annunzio tra il 1884 e il 1888, periodo durante il quale lavorò nella redazione de La Tribuna. Negli stessi anni pubblicò anche altri volumi di poesie.
Il suo primo grande successo letterario arrivò nel 1889 con la pubblicazione de Il piacere, un romanzo costruito intorno alla sua figura.
Tra il 1891 e il 1893 visse a Napoli, e poi si recò a Roma, Pescara e Venezia, da dove partì per una crociera nel Mediterraneo. Tornato nel 1895 a Venezia conobbe la più famosa delle sue amanti, Eleonora Duse, con la quale ebbe una relazione fino al 1904, ed iniziò la stagione centrale della sua vita, durante la quale si dedicò al teatro.
Nel 1910 si recò in Francia, dove restò cinque anni, durante i quali venne guardato con curiosità dagli intellettuali parigini.
Al suo rientro in Italia nel 1915 condusse un'intensa propaganda interventista e con l'entrata in guerra si arruolò volontario e partecipò ad alcune azioni dimostrative navali e aereree. Terminata la guerra si lanciò nell'impresa di Fiume. Successivamente si ritirò a vita privata nella sua villa di Gardone Riviera (Brescia), divenuta poi il Vittoriale degli italiani, dove visse e lavorò fino al 1° marzo 1938.
2. Altra documentazione
- Oltre alle lettere indicate al punto 3 la Biblioteca conserva, di d'Annunzio, anche materiale a stampa reperibile nel Catalogo cartaceo generale e una poesia autografa Memoria riguardante Bergamo (MM 452 (6)).
3. Lettere
- Cassaforte 2.15: 18 "Lettere di Gabriele d'Annunzio inviate a Giacomo Suardi", 1921-1929.
4. Strumenti di corredo
Regesto lettere
La Biblioteca conserva 18 lettere di Gabriele d’Annunzio e Giacomo Suardo. La breve raccolta comprende solo le lettere scritte dal poeta all’amico bergamasco; nell’archivio generale del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera si conservano 8 lettere e 9 telegrammi del Suardo a d’Annunzio, che coprono un arco cronologico dal 1926 al 1930.
Giacomo Suardo (Bergamo, 25 agosto 1883 – Bergamo, 20 maggio 1947), di famiglia aristocratica, si laureò in giurisprudenza ed esercitò la professione di avvocato. In occasione della prima guerra mondiale aderì alle tesi dell'interventismo e combatté sul fronte delle Ardenne, ottenendo numerose decorazioni militari. Nel primo dopoguerra aderì al Partito Nazionale Fascista e fu eletto deputato nel 1924. Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 3 luglio 1924 al 21 dicembre 1927; Sottosegretario di Stato al Ministero dell'interno dal 6 novembre 1926 al 13 marzo 1928; Sottosegretario di Stato al Ministero delle corporazioni dal 2 luglio al 6 novembre 1926. Nel 1929 venne nominato senatore del Regno e tre anni dopo venne incaricato da Mussolini di presiedere la "Cassa nazionale assicurazione infortuni sul lavoro"; Presidente del Senato dal 1939 al 1943.
Le lettere furono cedute alla Civica Biblioteca negli anni ’60 del Novecento da Mons. Giovanni Antonietti, fondatore della Casa dell’Orfano di Ponte Selva, alla quale Giacomo Suardo aveva lasciato i propri beni.
Le lettere, scritte su fogli numerati dallo stesso d’Annunzio, sono state rilegate in un volume, che contiene anche due documenti autografi dannunziani e due buste.
I due documenti autografi, che precedono le lettere, riguardano:
1. Schema di un discorso sul volo
2. Testo di una conferenza sulla città di Bergamo, datato 24 febbraio 1910
In fine al volume sono inserite, incollate su carta, dieci fotografie di piccolo formato riproducenti una lettera di d’Annunzio al Suardo del 19 maggio 1927.
- 1.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 27 maggio 1921, cc. 3.
Ringrazia Suardo per aver preso le difese di Antonio Locatelli, reo di aver avuto una “disgraziata avventura notturna” che potrebbe causargli l’arresto; d’Annunzio e “i legionari di Fiume” auspicano che non gli sia inflitta nessuna condanna.
- 2.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 13 febbraio 1926, cc. 6.
Suardo dovrà recarsi al Vittoriale per insignire il poeta del titolo di Principe di Montenevoso, ma d’Annunzio, lamentandosi di non aver libertà nella scelta dello stemma, minaccia di rifiutare il titolo.
- 3.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 3 luglio 1926, cc. 1.
Esprime all’amico il desiderio di vederlo.
- 4.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 12 dicembre 1926, cc. 7.
Chiede un appoggio affinché alcune persone di suo gradimento ottengano cariche e promozioni (è il caso di Umberto Ferruggia, già sindaco di Pescara e candidato dal poeta per il ruolo di podestà, e di guardie personali di d’Annunzio); mentre un'altra persona, Leopoldo Balanza, farmacista ad Umago, non è ben visto dal poeta, che per la carica di podestà propone Francesco Apollonio.
- 5.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 17 gennaio 1927, cc. 5.
Ringraziando Suardo per aver aiutato suo figlio, torna a invitare l’amico a Gardone; nel post scriptum chiede notizie circa le richieste avanzate nella precedente lettera. Al verso della lettera il poeta annota di inviare a Suardo un braccialetto come regalo per la madre.
- 6.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 24 gennaio 1927, cc. 4.
Propone a Suardo di incontrare sua moglie Maria e il figlio Gabriellino; nuovamente lo invita al Vittoriale e lo informa della celebrazione che intende effettuare a Salò per il decimo anniversario della morte di sua madre.
- 7.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 30 gennaio 1927, cc. 5.
E’ impaziente per la visita che l’amico dovrebbe fargli il martedì successivo o poco dopo, qualora sopraggiungessero imprevisti; ricorda a Suardo di dare alla madre il braccialetto già inviato e ora invia una borsa di pelle per la contessa, mentre all’amico offre un portafoglio e un astuccio per sigarette del medesimo materiale.
- 8.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, 3 marzo 1927, cc. 12.
Si lamenta del carattere e della condotta del figlio Gabriellino, con il quale non ritiene possibile un riavvicinamento. Un post scriptum avvisa Suardo dell’inclusione di due lettere che d’Annunzio vuole che siano recapitate a sua moglie e al dottor Bioglio.
- 9.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, 28 febbraio 1927, cc. 3.
Intende aiutare un albergatore chiamato Ferrario, che versa in cattive condizioni economiche; a tal proposito, ringrazia Suardo per l’aiuto già dato e lo informa che si rivolgerà anche a Mussolini; scrive del podestà Cozzaglio e di come sia stata ordita una “congiuretta” contro di lui: confida sul fatto che Suardo non lo faccia dimettere.
- 10.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, 8 marzo 1927, cc. 3.
Incarica l’amico di salutare Giuseppe Scalise. Invia in regalo una scatoletta, prodotta dall’orafo del Vittoriale, che illustra una delle sue imprese eroiche.
- 11.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, 19 marzo 1927, cc. 3.
Continua ad essere molto preoccupato per la situazione di Gabriellino, benché sollevato dal fatto che questi abbia giurato di non vedere più la sua compagna; ricorda a Suardo la situazione di Ferrario.
- 12.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, 26 marzo 1927, cc. 2.
Teme che Suardo abbia dato del denaro a Gabriellino; vorrebbe destituire il vice-questore e scrive di averne parlato con Cozzaglio.
- 13.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, 6 aprile 1927, cc. 5.
Torna a ricordare la grave situazione di Ferrario. Gabriellino si professa ancora innocente, ma il poeta è deciso a lasciarlo alla propria sorte. Chiede all’amico se può confinare la compagna del figlio in un luogo non agevole; invia un’immaginetta a ricordo del giorno in cui ricevette la seconda medaglia d’argento.
- 14.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Verona, 5 maggio 1927, cc. 3.
Chiede ancora aiuto per Ferrario.
- 15.
G. d’Annunzio ad Enrico Grassi, 4 settembre 1927, cc. 1.
Spedisce inviti per un incontro sull’economia statale, al quale dovrebbe partecipare Suardo; il poeta scrive a Mussolini per sollecitarlo a presenziare.
- 16.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 16 agosto 1928, cc. 3.
Sorpreso per non ricevere da tempo notizie dal Suardo, ha scoperto che lettere inviategli dall’amico bergamasco non gli erano state fisicamente recapitate; confidando sempre in una visita del Suardo al Vittoriale, gli invia in omaggio alcuni libri.
- 17.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 16 agosto 1928, cc. 3.
E’ preoccupato dal fatto di non ricevere più notizie dell’amico; neppure Enrico Grassi ha notizie su di lui; ha incaricato Romano Manzutto di recapitare questa lettera a Surado.
- 18.
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, 8 aprile 1929, cc. 2.
Si rammarica del silenzio di Suardo.
- 19. (fotografie dell’originale)
G. d’Annunzio a Giacomo Suardo, Gardone, 19 maggio 1927, cc. 10.
Soffre, ha l’anima lacerata; scrive a Suardo che dovrà incontrare il Dottor Bioglio per una visita; il poeta parla del Radio e di un discorso tenuto da Suardo circa la lotta contro il cancro; spera che il dottore possa diventare Primario radiologo del Centro fisioterapico del Governatorato, e per questo chiede a Suardo di mostrare la missiva a Benito Mussolini.
5. Bibliografia
- A. Brambilla, Due lettere di Gabriele d'Annunzio ad Angelo Solerti, in "Archivio storico bergamasco", 2 (mag. 1982), 1, 2, pp. 29-35.
- Una lettera di Gabriele d'Annunzio ad Antonio Locatelli, in "Bergomum", 32 (ott.-dic. 1938), 4, 12, pp. 203-204.
- T. Franzi, d'Annunzio a Bergamo, in "Rivista di Bergamo", 17 (lug.-ago. 1838), 7-8, pp. 309-318.
- F. Flora, Gabriele d'Annunzio (1863-1838), in "Emporium", 44 (mar. 1938), 519, 87, pp. 145-150.
- U. Zanetti, Il fascino di Bergamo in tre sonetti di d'Annunzio, in "La Rivista di Bergamo", N.S. (ott.-dic. 1998), 15, pp. 38-41.