Il comune di Bergamo, sorto agli inizi del secolo XII, dopo alterne vicedne entrò nell'orbita viscontea nel 1332. Sotto i Visconti la struttura del comune assunse caratteristiche ormai diverse dal passato: al vertice del comune era il podestà, il quale nominava i membri di due nuovi consigli cittadini (il consiglio maggiore, detto anche provisione grande, formato da centoquarantaquattro membri che, a gruppi di dodici, formavano il consiglio minore, detto anche provisione piccola, la successiva bina); tali consigli in un primo momento affiancarono, e in seguito sostituirono i preesistenti consigli generale e di credenza. Affiancavano il podestà altri magistrati di nomina signorile (un vicario pretorio, un assessore, un giudice al maleficio, un giudice alla ragione, un capitano, un referendario, un notaio del giudice al maleficio e tre militi). Lo statuto del 1331, in pratica, se conferma la ormai definitiva superiorità di Bergamo rispetto agli altri comuni del territorio, segna in modo inequivocabile (e definitivo) la sua soggezione ad un potere superiore ed esterno. Lo statuto del 1333 concedeva al comune il diritto di appellarsi ad un collegio di sapienti nel caso avesse ritenuto ingiusto qualche provvedimento podestarile, ma già dal successivo tale concessione non compare più. Lo statuto del 1353 tratteggia una struttura assembleare piuttosto complessa, con due consigli di nomina podestarile, espressione della sottomissione ai Visconti, e due consigli più propriamente "cittadini" ai quali era demandata l'elezione delle cariche comunali. Nel corso del Trecento, tuttavia, il peso dei consigli di nomina podestarile si estese a tutto svantaggio dei consigli "cittadini" che risultarono alla fine svuotati di ogni prerogativa. La dominazione dei Visconti durò sino al giugno 1408, quando entrò in città Pandolfo Malatesta, in precedenza condottiero al servizio dei signori di Milano, e da qualche tempo avventuriero in proprio nella Lombardia dilaniata dalla guerra interna ai Visconti. La ripresa viscontea con Filippo Maria riportò Bergamo in mano milanese (luglio-agosto 1419). Nel 1428, infine, la città si diede a Venezia sotto il cui dominio restò, fata eccezione per alcuni anni ad inizio '500, fino al 1797. descrizione della fonte La documentazione qui collocata rappresenta solamente una piccola parte di quella che, in età preveneta, venne prodotta e conservata nei diversi "archivi" del Comune. Si è deciso comunque di individuarla e descriverla a prescindere dalla sua collocazione fisica nelle raccolte del fondo manoscritti, rappresentando uno strumento di grande importanza per lo studio della Bergamo medievale. |